di Eleonora Confalonieri
Toscana, era una calda giornata estiva da qualche parte vicino a Firenze. Casa Newton l’avevo scoperta grazie ad Instagram, che da qualche anno a questa parte è stato una vera e propria guida ai posti di nicchia, ai posti in cui vanno quei miei amici che penso abbiano buon gusto, gusti simili ai miei. Così avevo trovato Casa Newton. Aperta solo dal 15 Maggio 2024 è “uno dei più affascinanti boutique Hotel della Toscana”, cita il press release. Dalle foto sembra un Paradiso. Così, dopo un lungo viaggio in macchina (quasi 2h!) arrivo tra le colline della Val d’Orcia, posto magico. Quella valle famosa per i film, per gli stranieri, per l’over-tourism e per le sue dolci colline tra ulivi e vigneti e borghi medievali.
Il navigatore conduce davanti a questo elegante cancello scuro, citofono, mi aspettavano. Il retro è di ghiaia e camminando verso sinistra circumnavigo questa cascina rosso vermiglio, nuova, pulsante. La direttrice esorta ad accelerare il passo, il sole stava per tramontare e non bisognava perdere tempo. “Godetevi prima il giardino, fate con comodo, la cena è sotto al portico, se avete bisogno chiamatemi”, dice sorridente.
Attraverso in punta di piedi il cortile fatto di sassolini grigi e con lo sguardo vispo dò un colpo d’occhio a tutto quanto, senza sapere dove soffermarmi, finché più avanti si apre un sentiero tra i cespugli. Dinnanzi a me si stende un “Giardino all’Italiana”, di piante aromatiche basse, progettato da Luciano Giubbilei. Quei giardini rigorosi fatti di cespugli sagomati, di percorsi a labirinto, di Cipressi altissimi e di Bianconigli da inseguire.
Chiedo indicazioni verso la piscina e vado dritta con telefono alla mano ad esplorare. Non vedevo l’ora di guardare con i miei occhi così tanta bellezza. La piscina è un “Infinity Pool” rettangolare con acqua a sfioro sull’orizzonte, su cui si riflettono i colori del cielo rosa e rosso all’ora del tramonto. A farle da cornice questi meravigliosi ombrelloni da sole anni ’50, che ricordano quasi in maniera insolita le piscine della Costa Azzurra nei suoi anni d’oro. Il rosa, un colore ricorrente in Casa Newton: protagonista in cielo e ripreso in ogni dettaglio. La Famiglia Bertherat ha con gusto rivisitato lo stabile alzando ulteriormente l’asticella dei canoni di ospitalità toscana arricchendo il progetto con tocchi piacevolmente eccentrici.
ph. Alessandro Moggi
Un bacio fugace, qualche scatto.
Il sole non era ancora tramontato, rimaneva qualche minuto per esplorare di corsa gli interni.
Avevo letto esserci opere d’arte moderna e contemporanea ed ero curiosa di scoprire tutto.
Così torno indietro verso il cortile di ghiaia per entrare dalla porta. Guardando dentro, una sensazione mi invade immediatamente: mi sembrava di essere in un posto già visto. Ma dove? In quegli interni così selezionati ci ho visto un pizzico di India Madhavi, di Sketch, di Red Room al The Connaught, di Annabel’s. Ci ho rivisto dentro la mia Londra. Non che fossi esattamente una habitué di questi locali, ma ci sono stata spesso e con piacere e li ricordo con affetto. Superato il colpo d’occhio, mi concentro sulle opere d’arte. Spuntano così alle pareti opere di grandi artisti – da Fontana, Carla Accardi, Giosetta Fioroni, Ed Ruscha e Joseph Kosuth. Ancora la mia Londra. Alcuni di questi nomi mi hanno tenuta compagnia in galleria, nei miei primi incarichi, io piccola piccola e loro grandi grandi.
ph. Alessandro Moggi
ph. Alessandro Moggi
Continuando verso l’interno si scorge quello che la stampa considera il “pezzo forte” dell’architettura della Casa, la scala a chiocciola. Si attorciglia e accompagna gli ospiti al piano superiore. Il rimando anche in questo caso è aulico, ricorda le scale del Borromini, così conturbanti che poi vennero riprese da chiunque in architettura. Alle pareti serigrafie di Joseph Albers. Gli interni di Casa Newton svelano la passione per l’Arte dei proprietari: eclettica, raffinata, senza tempo.
ph. Alessandro Moggi ph. Alessandro Moggi
Giunge così l’ora di cena e mi dirigo verso il portico fatto di archi e pietra. Il sole finalmente scende rivelandosi in una sfera rosso cantoniere, come la casa. La tavola era apparecchiata con gusto, forse strizzando un po’ troppo l’occhio alle nuove tendenze. La sedia di vimini, le ceramiche di Nicola Fasano, un menù graficamente perfetto.
- “Chi è la chef? È qui stasera?
- “Si chiama Sara Scaramella, purtroppo non c’è questa sera”
- “Ah… e le potete fare i miei complimenti? Non leggo un Menù così sensato da davvero tanto tempo” esclama la persona accanto a me.
- “Senz’altro glielo faremo sapere”
- “Grazie”
Anche la cena non ha deluso. Il cielo ormai scuro, l’anguria come antipasto, il vino rosato, il gelato al cioccolato con cristalli di sale.
Grazie per aver addolcito la mia estate.