Museo del Novecento, Milano
9 ottobre 2020 - 27 giugno 2021
Al Museo del Novecento di Milano approda la prima mostra monografica dedicata da un’istituzione pubblica a Carla Accardi (1924-2014), a sei anni dalla sua scomparsa.
Carla Accardi, originaria di Trapani, si trasferisce a Roma nel '46, città che le permette di incontrare i suoi compagni di vita e di percorso artistico, tra cui il futuro marito Antonio Sanfilippo. Conosciuta come la più tenace presenza femminile nel gruppo astrattista "Forma", fondato nel 1947, con i colleghi Attardi, Consagra, Dorazio, Guerrini, Perilli, Sanfilippo, Turcato.
La retrospettiva, ospitata nelle sale del Museo del Novecento, si apre così con una sala corale nella quale – grazie a importanti prestiti di opere di Piero Dorazio, Achille Perilli, Pietro Consagra, Giulio Turcato e Antonio Sanfilippo – si testimonia la scelta astrattista del gruppo Forma, seguita da un approfondimento sulla svolta di Accardi del 1953, quando avviò la pittura in bianco su nero e la serie dei Negativi. Il 1953 è per Accardi un anno di insolito isolamento, ma densissimo di studi schizzati su taccuini o dipinti direttamente a terra, e che mettono in atto un disgregarsi conflittuale di dinamiche tracce segniche. L’artista mette a frutto sollecitazioni ricevute dalla cosiddetta pittura informale, centrata sul valore in sé del segno o del gesto, e che aveva conosciuta in una serie di viaggi a Parigi e nel corso delle Biennali di Venezia. Presto Accardi elabora un linguaggio personalissimo costituito da maglie di segnibianchi, franti o riavvolti, su fondo nero. Si tratta di fantastiche sedimentazioni di memorie visive che scorrono dagli abbagli di luce sul mare e sulle saline della natia Trapani fino ai netti contrasti di bianco e nero di fotografia e pellicole cinematografiche.
La terza sala racconta del sodalizio con il critico internazionale Michel Tapié, che raggiunse il suo culmine con le Integrazioni e i Settori, anticipazioni di un ritorno al colore, ottico e vibratile, vero protagonista delle opere segniche degli anni sessanta. Grande spazio è riservato poi alle ricerche di Accardi sui nuovi materiali. Tra le sperimentazioni plastiche e l'utilizzo di colori fluorescenti; l'introduzione dalla primavera del 1965 del "sicofoil" come supporto al suo "segno". La ricerca di Accardi si spinge fino allo sconfinamento spaziale, con installazioni e ambienti, ma anche con i lavori più concettuali legati inevitabilmente alla sua militanza femminista.
Si giunge così alle ricerche degli anni ottanta, con il ritorno alla pittura, a materiali e tecniche meno artificiali, a una rivisitazione del proprio precedente repertorio segnico e dei proprio riferimenti storici, Matisse in primis, elementi che si prolungano nella ricerca di Accardi fino agli anni novanta e duemila, testimoniati nelle ultime due sale di questa ricca retrospettiva.
Il progetto espositivo, prodotto da Comune di Milano|Cultura, Museo del Novecento ed Electa, fa parte del palinsesto “I talenti delle donne”, promosso e coordinato dall’Assessorato alla Cultura, che fino ad aprile 2021 proporrà iniziative multidisciplinari – dalle arti visive alle varie forme di spettacolo dal vivo, dalle lettere ai media, dalla moda alle scienze – dedicate alle donne protagoniste nelle arti e nel pensiero creativo. Curata da Maria Grazia Messina e Anna Maria Montaldo con Giorgia Gastaldon, la mostra si inserisce con coerenza in una linea di ricerca che distingue il recente operato del Museo: la riproposta e la rilettura di personalità femminili attestate del Novecento italiano, quali Margherita Sarfatti, Giosetta Fioroni e Adriana Bisi Fabbri, o la ri- contestualizzazione storico-artistica di figure finora disattese ma di primaria importanza nella ricerca intermediale della seconda metà del Novecento, come Marinella Pirelli, Amalia del Ponte, Renata Boero.